13 acronimi che ogni commerce marketer dovrebbe conoscere

Nel gergo del commerce marketing esistono molti acronimi. A volte, solo provare a immaginare come il CTR di una campagna PPC possa influenzare il tuo ROI potrebbe ...
Aggiornato il 13 gennaio 2021

Nel gergo del commerce marketing esistono molti acronimi. A volte, solo provare a immaginare come il CTR di una campagna PPC possa influenzare il tuo ROI potrebbe farti esclamare “O mio Dio!…”. Non ti piacerebbe evitare i mal di testa causati dal marketing? Allora non dimenticarti mai di queste 13 combinazioni di maiuscole!

CPA: Costo per azione o acquisizione.

Il CPA è la cifra più importante per ogni azienda: quante persone hanno realmente dato seguito al tuo annuncio facendo esattamente quello che volevi facessero? (acquistando un fantastico spremiagrumi o registrandosi per una raccolta fondi) e qual è stato il costo per ottenere questi risultati? Il CPA è l’importo medio che paghi per ciascun cliente acquisito nel corso di una campagna.

CPC: Costo per clic.

Nel marketing pay-per-click (PPC) tutto si basa sul clic. Il CPC è il costo pagato per ciascuno di quei tanto desiderati tocchi di touchscreen, di tastiera odi mouse. Normalmente, maggiore è il numero di clic che si ottiene, meno CPC si paga, e migliore è la campagna pubblicitaria.

CPE: Cost Per Engagement.

Maggiore del CPC, il CPE è l’importo medio pagato per qualsiasi interazione del cliente, che stia cliccando, mettendo un like, commentando, condividendo o saltando di gioia (in realtà questo nessuno lo può ancora quantificare). Nell’offerta CPE, i pubblicitari pagano solo quando i clienti interagiscono attivamente con un annuncio.

CPI: Cost Per Impression.

Ben prima che un cliente clicchi su un annuncio, questo deve fare una impression. Il CPI è l’importo medio che si paga ogni qualvolta un potenziale cliente visualizza l’annuncio.

CPM: Costo per mille impression.

Non bisogna lasciarsi impressionare dalla “M”, il numero romano per 1.000. Il CPM è il prezzo per ogni 1.000 potenziali acquirenti che vedono l’annuncio. È l’unità standard per valutare l’efficacia dei costi di una campagna.

CR: Tasso di conversione.

Si calcola un CR dividendo il numero di persone che agiscono per il numero di persone che avrebbero potuto farlo. Per cui, se 100 persone visitano il tuo punto vendita online di articoli per lo skating, e 65 di loro effettivamente acquistano nuovi skateboard, il CR è 65/100, ovvero del 65%.

CTR: Click-Through Rate.

Per trovare il CTR della propria campagna si divide il numero di clic per il numero di impression servite. Un alto CTR indica che il proprio annuncio è pertinente e ha riscontrato molto interesse.

IAB: Interactive Advertising Bureau.

Fondato nel 1996, con sede a New York, questa organizzazione sviluppa standard e best practice del settore, conduce ricerche e fornisce supporto legale alle compagnie che vendono, offrono e ottimizzano pubblicità digitale e campagne di marketing. L’IAB è composto da più di 650 aziende di media e tecnologia.

ROAS: Ritorno sull’investimento pubblicitario.

Il ROAS misura il revenue lordo generato per ogni euro speso per la pubblicità. Utile per stabilire l’efficacia di una campagna online, per i pubblicitari il ROAS è un’efficace strumento che li aiuta a misurare quello che funziona e in che modo possono migliorare le loro iniziative per il futuro.

ROI: Ritorno sugli investimenti.

Il mondo gira intorno al ROI, che si decida di pianificare una campagna pubblicitaria o si voglia stabilire se una coda di quaranta minuti al parco acquatico valga veramente la pena, o meno, per una corsa sull’acqua di 10 secondi (li vale tutti).

RTB: Offerta in tempo reale.

Succede tutte le volte: si naviga online per guardare le marche di filo interdentale e la conseguenza è che si vedono ovunque annunci di filo interdentale. Quanto pagano i marketer del filo interdentale per puntare alla conoscenza del cliente riguardo a questo prodotto? Nell’offerta in tempo reale, ciascuna impression di annuncio viene venduta al miglior offerente in tempo reale: in pochissimi secondi sul browser del potenziale cliente viene caricata un’unità pubblicitaria. I marketer possono essere selettivi riguardo a chi vede la loro campagna, ad esempio offrendo di più sui browser con cronologie relative a siti di igiene dentale.

SSP and DSP: Supply-Side Platform e Demand-Side Platform.

Internet non è certamente esente dalle leggi della domanda e dell’offerta. Nella pubblicità online, i marketer “chiedono” a editori Web la “fornitura” di un inventario di annunci. DSP è l’interfaccia per l’offerta in tempo reale utilizzata dai marketer per acquistare uno stock di annunci, e la SSP è il software utilizzato dagli editori per gestire quello stock.

Scarica l’elenco del nostro utile glossario in PDF e, scopri nella nostra Guida al Retargeting per Marketer di succeso.